sabato 20 gennaio 2018

CARANDINI, NOTABILE FAMIGLIA SCANDIANESE TRA XVIII E XIX SECOLO

Negli anni a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo, illustre cittadino scandianese era l’Avvocato e Giureconsulto, Giovanni Carandini, figlio del farmacista Giuseppe.

Nel 1810 Giovanni divenne Presidente della Corte di Giustizia (Quinqueviri) di Reggio.

I suoi studi letterari lo portarono a essere membro dell’Accademia romana degli Aborigeni e a quella reggiana degli Ipocondriaci.

Nella “Storia di Scandiano”, Giambattista Venturi scrive
“Il Signor Presidente Carandini, che ho ricordato sopra, datosi, nei tempi di niun governo, all’agricoltura in Scandiano, vi trapiantò uve di Tokai (vitigno Tocai, dal 2007 denominato Friulano nda), Aleatico di Toscana (vitigno aromatco nda), e Piccolitto del Friuli, le quali hanno prosperato; ed anche oggi, venti e più anni dopo, non hanno, come sono solite fare altrove, perduto sensibilmente il loro gusto primitivo; ma oggi pure forniscono vini di bontà presso che pari all’originaria”.  

Epigrafe - Chiesa dei SS Giacomo e Filippo
Reggio Emilia
Giovanni Carandini morì il 19 dicembre 1820; i suoi resti riposano nella Chiesa dei SS. Giacomo e Filippo di Reggio Emilia, dove ancora oggi, nel terzo pilastro di destra è visibile l’epigrafe, fatta appore da suo figlio Giuseppe:

Traduzione: Qui giacciono i resti di Giovanni Carandini, di Scandiano, presidente dei Quiqueviri per giudicare le liti. Egli nobilitò la scienza del diritto sacro e civile accrescendola con la sua molteplice erudizione, nobilitò la carica pubblica con l’onestà di vita e l’incorruttibilità, accompagnate da affabilità. Pio, parco, generoso, dispensatore di ottimi pareri, visse 70 anni, 5 mesi, 29 giorni, guadagnandosi l’affetto e il rispetto di tutti. Morì il 19 dicembre 1820. Giuseppe Carandini, prefetto delle  fortificazioni del nostro sovrano, fece fare per il padre indulgente, la cui virtù è ornamento del casato e della patria. (tratto da “Le Epigrafi delle Chiese della Città di Reggio Emilia” di G. Lindner e A. Bevivino. Gianni Bizzocchi Editore. Reggio Emilia 2014).

Nel 1779 da Giovanni Carandini e Luigia Termanini nacque Giuseppe (dal nome dell’avo); questi studiò alla Scuola Militare di Parigi e alla Scuola del Genio di Modena ed entro successivamente nel Corpo del Genio dell’Armata Italiana della Repubblica Cisalpina.

La specializzazione in topografia e il lavoro svolto nelle fortificazioni militari lo portarono prima al grado di Tenente, poi a quello di Capitano; assunse il comando della piazzaforte di Capodistria, operando in seguito nelle fortificazioni mantovane. I ruoli ricoperti e il merito acquisito, lo portarono al titolo di Cavaliere della Corona ferrea.

In tempo di Restaurazione, al ritorno degli estensi, Giuseppe Carandini non richiese la surroga al governo austriaco, delle cariche raggiunte, durante la dominazione napoleonica, ma ben presto ottenne nuovamente fiducia, tanto che il Duca Francesco IV d’Asburgo-Este, sul finire del 1814 lo nominò Comandante della piazza di Mirandola e nel 1815 gli conferì il grado di Maggiore Comandante del Genio del Ducato di Modena e Reggio.

Nel 1816, Giuseppe Carandini, entrò a far parte dell’Accademia di Filarmonici di Modena e l’anno successivo per le opere teatrali scritte, fu inserito nell’Accademia modenese (tutt’ora esistente) di Scienze, Lettere ed Arti.

Tra il 1820 ed il 1824 a Giuseppe Carandini si deve la realizzazione (su commissione del Duca Francesco IV) delle mappe topografiche del Ducato di Modena e Reggio; queste furono trafugate e finirono nel 1848 a Torino. Il sospetto cadde sul conte Federico Carandini (senza affinità di parentela), che aveva avuto possibilità di accesso, nella sua qualità di topografo dell’esercito ducale, prima della sua defezione e del passaggio nelle file sabaude.

Nel 1825 sempre a Giuseppe Carandini si deve la traccia della via militare da Reggio a Fosdinovo.

Nel 1831, durante i moti, gli insorti cercarono di ottenere da Giuseppe Carandini una Mappa degli Estensi Domini, che sarebbe servita loro per meglio pianificare le successive operazioni; il Carandini, per fedeltà allo Stato estense, consegnò al cospiratore Biagio Nardi una mappa datata e non aggiornata. Un vero e proprio depistaggio, ispirato dalla virtù della fedeltà, gli valse il conferimento di una Medaglia di encomio da parte del Duca di Modena e Reggio.

Nel 1834 ottenne la promozione a Tenente Colonnello, operando sul finire di quell’anno all’insediamento di nuove fortificazioni militari nel territorio di Brescello.

Nel 1837, causa un dissesto economico e a problemi familiari, si ritirò a vivere in Istria; nel 1845 ottenne dallo Stato estense il definitivo pensionamento.

Nel 1847 si occupò, per una società di commercianti triestini, di rilievi dell’Istmo di Suez.

Morì a Serbola, sobborgo di Trieste, il 23 gennaio 1855.

Fonti:
-       Giambatista Venturi, Storia di Scandiano. Arnaldo Forni Editore. Modena 1822.
-       “Vita di Francesco V duca di Modena” del marchese Teodoro Bayard De Volo,  Modena 1885.
-       “La rappresentazione del territorio del Ducato di Modena dopo la restaurazione: una sintesi della cartografia prodotta dal Genio topografico estense” di Piercarlo Cintori * – Bollettino A.I.C. nr. 143/2011 - * ESS, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
-        “Le Epigrafi delle Chiese della Città di Reggio Emilia” di Giovanni Lindner e Adalberto Bevivino. Gianni Bizzocchi Editore. Reggio Emilia 2014.
-       Enciclopedia Treccani – versione online.