venerdì 28 ottobre 2016

TORNARE AL NOME DI SAN MARTINO D'ESTE

Rocca di San Martino d'Este
TORNARE AL NOME DI SAN MARTINO D’ESTE E PROMUOVERE UNA FUSIONE INTERPROVINCIALE CON CARPI E CAMPOGALLIANO.
SAN MARTINO, TERRA ESTENSE 
TERRITORIO DELLA FAMIGLIA ESTE DI SAN MARTINO

Premessa: il nome di una città è chiaramente lo specchio della stessa, che ne deve riflettere e tramandare la storia. 

La “brutta abitudine” di cambiare nomi alle città, ci ha fatto perdere San Germano (dal 1871 nominata Cassino), Monteleone di Calabria (dal 1927 nominata Vibo Valentia) e Girgenti (dal 1927 nominata Agrigento). In quest’ultimo caso è notizia di quest’anno che l’Amministrazione siciliana ha finalmente deliberato di richiamare ufficialmente la “città storica” con il vecchio ed affascinante nome di Girgenti. Nella speranza che presto tocchi anche a Monteleone di Calabria rivedere la luce!

Considerato: San Martino in Rio, che possiede la sua splendida Rocca estense ed affonda le sue radici storiche nel feudo vasto che comprendeva anche Castellarano, San Cassiano e Rodeglia (sotto il governo del principe Sigismondo d’Este che diede vita al ramo cadetto degli Este di San Martino, principi del Sacro Romano Impero) per significare al meglio la sua storia dovrebbe tornare a chiamarsi con il suo nome storico di San Martino d’Este.  

PropostaSan Martino d’Este tra le altre cose è un nome di facile promozione turistica e potrebbe essere rilanciato simbolicamente proprio per trovare unità anche con Carpi e Campogalliano nell'ottica di un ambizioso progetto di fusione interprovinciale delle municipalità. Le fusioni dei comuni in macro aree (omogenee in campo economico ma sempre legate da un filo conduttore storico, che ne faccia risaltare il contesto)  è la strada giusta per ottimizzare al meglio le risorse e per superare la stessa “gabbia” del concetto provinciale. Il recente fallimento della fusione tra Sant’Ilario d’Enza, Gattatico e Campegine partiva proprio dalla determinazione di una “area vasta” che non aveva alcun legame; a tal proposito Sant’Ilario d’Enza, per rilanciare le proprie peculiarità territoriali e la propria storia avrebbe dovuto promuovere l’unione con Gattatico, Montecchio Emilia e Bibbiano. 

Torre - Rocca di San Martino d'Este
La sostanziale mancanza di nozioni storiche (per disinteresse o per atavica repulsione) porta gli amministratori emiliani ad evidenti errori. La disciplina delle fusioni deve partire dalla conoscenza e dalla consapevolezza di un percorso di valorizzazione storico-culturale, che parta proprio dall’individuazione di un territorio che abbia un forte legame.

Tornare a San Martino d’Este sarebbe anche un giusto tributo alla Casa d’Este, che ha costruito ed eretto buona parte delle bellezze architettoniche del nostro bellissimo territorio. 

In un tempo, in cui la parola turismo pare aver recuperato quel fascino e quell’attrattiva, per decenni trascurata dalle amministrazioni emiliane, rilanciare il territorio e la sua storia sarà la più grande scommessa per rilanciare a sua volta il comparto economico.