domenica 19 aprile 2015

TRIESTE, UNA DESTRA PER LA TERZA REPUBBLICA

da sinistra: Landolfi, Rauti, De Palo, Menia e Rosolen
Il 18 aprile 2015 a Trieste presso l’hotel NH si è tenuta la tavola rotonda “Una destra per la Terza Repubblica”, promossa dall’Associazione Italiani di Trieste.
Il dibattito, moderato da Francesco De Palo (Redattore “Formiche”), ha avuto come relatori: Roberto Menia (Presidente “Italiani di Trieste”), Isabella Rauti (portavo di “Prima l’Italia”), Mario Landolfi (Presidente “Pronti per l’Italia”) e Alessia Rosolen (consigliere comunale “Un’altra Trieste”).

Roberto Menia, storico esponente triestino prima del MSI e poi di AN: “…ridare coesione ai mille rivoli in cui oggi è divisa la destra, per renderla nuovamente soggetto protagonista e non marginale.”
Platea in sala: tra cui Gianni Alemanno e Fabio Pederzoli
Il dibattito, promosso per trovare sintesi tra le varie anime della diaspora della destra italiana è stato interessante e ha dato spunti interessanti; sempre Menia:
“Dobbiamo aprire un dibattito franco e lungimirante con la sintesi rivolta alla ri-costruzione di una casa comune. Ritardarne l'attuazione sarebbe un errore grave quasi quanto lo scioglimento di An nel Pdl.”
Ha presenziato all’evento una delegazione dell’Emilia-Romagna, dell’ormai disciolto Futuro e Libertà per l’Italia, tra cui il ferrarese Vittorio Lodi ed il reggiano Fabio Pederzoli.

lunedì 6 aprile 2015

EXPO PARIGI 1900 - QUANDO REGGIO EMILIA ERA CONOSCIUTA A LIVELLO INTERNAZIONALE

Padiglione Esquirol - ex Casino Trivelli
L'ex manicomio di San Lazzaro fece conoscere Reggio Emilia a livello internazionale; nel 1875 ivi fondata la più antica rivista scientifica italiana di psichiatria - la Rivista Sperimentale di Freniatria – tutt’ora esistente. 

Nel 1900, all'Esposizione Universale (Expo) di Parigi, il Manicomio di San Lazzaro e la Rivista medesima vinsero la Medaglia d'Oro. In tempo di Expo 2015 a Milano, sapere che centoquindici anni fa Reggio Emilia era protagonista è certamente suggestivo e dovrebbe far riflettere l’intera classe politica reggiana di quante possibilità la nostra città potrebbe ancora esprimere, se solo sapesse sfruttare il suo patrimonio storico-architettonico.

L'intuizione della prima metà del XIX secolo, del Duca di Modena e Reggio, Francesco IV d'Austria-Este (1779-1846) di favorire una riforma sanitaria e di riflesso la struttura del San Lazzaro ha lasciato in eredità un pezzo importante di storia, della quale la nostra città non può prescindere – una storia che affonda le sue radici molto prima, nel lontano 1217 con il primo insediamento di un lazzaretto e che in otto secoli ha visto intorno a quell’area lo sviluppo medesimo della città. La storia dei manicomi italiani è certamente triste e controversa – in quei luoghi per decenni vennero rinchiuse le vite di persone malate, che le leggi di allora (tra cui la legge “Giolitti” 36/1904)  subordinavano ad un’esistenza fatta di privazioni e sofferenze. Una storia che deve essere conosciuta e studiata – il recupero fattivo di quel luogo inteso anche come segnale di memoria e di rinascita.

Oggi la città di Reggio Emilia si trova in eredità un'area di quasi 360.000 mq con una quarantina di fabbricati - promuovendo sinergie tra investitori istituzionali e privati, si potrebbe convertire l'intera area in sede universitaria, realizzando il primo Campus per importanza a livello nazionale e tra i primi a livello internazionale. 
La conquista della sede universitaria per Reggio Emilia è un successo della sola Amministrazione Spaggiari - che in una stagione politica di forte sviluppo e promozione portò anche il fattivo progetto della stazione Mediopadana. I ritardi successivi fanno bella mostra di due legislature sprecate, che hanno di fatto interrotto il percorso di promozione medesimo.

All’interno della struttura si sviluppò per volontà del Direttore Tamburini (periodo 1877-1904) lo studio della fotografia e la realizzazione di un vero e proprio laboratorio fotografico – in quella struttura si espressero per decenni affermati fotografi professionisti e il San Lazzaro ebbe così modo di essere rappresentato alle Esposizioni Universali (Expo) di quegl’inni.

La realizzazione di un moderno Campus universitario, altamente tecnologico e adeguatamente promosso porterebbe Reggio Emilia in una nuova dimensione e a poter sfruttare e sviluppare nuove sinergie e nuovi mercati. Nel sito potrebbe trovare naturale spazio di espressione e di sviluppo l’apprezzabile kermesse della Fotografia Europea – nel contesto più ampio di quel Campus universitario prospettato.
Il recupero dell’ex Casino Trivelli (Padiglione Esquirol) non può essere rimandato oltre – interessante sarebbe conoscere al riguardo il parere della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna sullo stato in cui riversa l’area Ovest ed il palazzo medesimo. La messa in sicurezza dell’area in questione è di prioritaria importanza – l’Amministrazione di Reggio Emilia dovrà occuparsene il prima possibile (necessario che siano acquistate le strutture di proprietà dell'A.S.L.) – ritardare oltre potrebbe compromettere seriamente, irreparabilmente e definitivamente il sito.

La scarsa valorizzazione del contesto storico e del patrimonio architettonico reggiano ha radici profonde da ascrivere ad un atteggiamento politico ben preciso – superando questo anacronistico veto politico si potranno raggiungere obbiettivi economici importanti e possibilità di lavoro rilevanti. La ripresa economica del tessuto produttivo reggiano passa inevitabilmente da questo importante asset strategico.