mercoledì 11 settembre 2019

VENERE DI CHIOZZA - SCOPERTA DA LUIGI DE BUOI - 11 SETTEMBRE 1940

Luigi Filippo Teodoro de' Buoi (1899-1945)
Storia scandianese del secolo scorso...

La Nobile Famiglia dei Marchesi de' Buoi: “… ripete la sua origine questa nobile famiglia dalla casa dei marchesi Santi di Ferrara (oriundi però di Volterra) e provenne a Modena da Bologna, dove sua stanza e godeva della dignità del senatoriato. E’ in data del 3 novembre 1725 il certificato con quale il magistrato comunale di Ferrara testimoniava che Teodoro Santi de’ Buoi godeva dei titoli di patrizio ferrarese e di marchese trasmissibili a tutta la discendenza legittima maschile. Il 13 dicembre del 1725 medesimo il Senato di Bologna concedeva allo stesso Teodoro il titolo di nobile bolognese, titolo confermato alla famiglia per decreto del Legato 23 febbraio 1749. Il titolo del patriziato di Bologna trova la sua base sulla riformagione di quel Senato in data 8 marzo 1777. Girolamo di Bartolomeo di Teodoro de’ Buoi a cui fu riconosciuto nel 1822 il titolo di marchese, figura inscritto nel Libro d’oro della città di Bologna (I – genn. 1822). L’anno 1826 il marchese Luigi de’ Buoi, figlio del predetto Girolamo, nobile bolognese, cav. Comm. di giustizia dell’ordine di S. Stefano di Toscana, e più tardi Ministro di buon governo del duca di Modena, Francesco V, essendosi stabilito in Modena ne ordinava l’iscrizione, trasmissibile alla discendenza legittima maschile in perpetuo. Più tardi i fratelli di Luigi, Francesco e Gaetano, stabilitisi ancor essi a Modena dove, come il fratello, avevano ricevuto la loro educazione nel Collegio dei nobili di S. Carlo, ottenevano la iscrizione al Libro d’oro modenese, per sé e discendenti maschi rispettivamente il 16 e il 23 dicembre 1853. Francesco de’ Buoi, Guardia nobile d’onore e ciambellano estense, fu podestà di Modena negli anni 1853-1855”. Tratto da Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana di Vittorio Spreti.

Il marchese dott. Luigi Filippo Teodoro de’ Buoi (nella foto) – pronipote di quel Gaetano, fratello di Luigi e di Francesco, citati dallo Spreti – abitante ad Arceto di Scandiano, nella prima metà del secolo scorso, scoprì la “Venere di Chiozza” (11 settembre 1940) e rinvenne diversi reperti nella Necropoli di Chiozzino durante gli scavi del 1941; reperti che vennero donati ai Musei Civici di Reggio Emilia, dove si trovano e possono essere ammirati ancora oggi. 

"Le notizie sui primi rinvenimenti di reperti preistorici nella zona delle cave di argilla di Chiozza, risalgono agli ultimi anni del secolo scorso. Intorno al 1930 si ha la prima documentazione ad opera del De Buoi di rinvenimenti di tombe neolitiche (DE BUOI, 1931) e nel 1939 - 40 vengono effettuati dallo stesso i primi scavi (DE BUOI, 1940). Altri scavi vengono intrapresi nel 1941 dal Degani e dalla Laviosa Zambotti (LAVIOSA ZAMBOTTI - MESSERSCHMIDT 1941-42)... "  tratto da "Il neolitico di Chiozza di Scandiano nell'ambito delle culture padane" di B. Bagolini e L.H. Barfield.

La figura del marchese Dott. Luigi de’ Buoi per troppi anni dimenticata è senza dubbio tra le personalità che hanno maggiormente fatto conoscere e valorizzato il nostro territorio. A 79 anni dalla scoperta è auspicabile che i Musei di Reggio Emilia diano inizio all'elaborazione di una mostra sui vari passaggi degli scavi archeologici in terra reggiana nel '900 ... per essere pronti nel 2020, per dare il giusto risalto per gli 80 anni dalla sensazionale scoperta del de' Buoi.

Fonti:
1) "Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana di Vittorio Spreti" consultata alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. 
2) Foto del marchese Luigi de' Buoi, contenuta anche nel sito "Società dei naturalisti e matematici di Modena" - www.socnatmatmo.unimore.it - di cui questi era membro. Il materiale della Società consultato direttamente anche presso la Biblioteca Estense universitaria di Modena. 
3) "Memorie Storico Genealogiche" scritto dallo stesso Luigi de' Buoi, consultato presso Biblioteca comunale dell'Archiginnasio a Bologna.
4) "Il neolitico di Chiozza di Scandiano nell'ambito delle culture padane" di B. Bagolini e L.H. Barfield, dal sito www2.muse.it