Negli
anni a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo, illustre cittadino scandianese
era l’Avvocato e Giureconsulto, Giovanni Carandini, figlio del farmacista
Giuseppe.
Nel
1810 Giovanni divenne Presidente della Corte di Giustizia (Quinqueviri) di
Reggio.
I
suoi studi letterari lo portarono a essere membro dell’Accademia romana degli
Aborigeni e a quella reggiana degli Ipocondriaci.
Nella
“Storia di Scandiano”, Giambattista Venturi scrive
“Il Signor
Presidente Carandini, che ho ricordato sopra, datosi, nei tempi di niun
governo, all’agricoltura in Scandiano, vi trapiantò uve di Tokai (vitigno
Tocai, dal 2007 denominato Friulano nda), Aleatico di Toscana (vitigno aromatco
nda), e Piccolitto del Friuli, le quali hanno prosperato; ed anche oggi, venti
e più anni dopo, non hanno, come sono solite fare altrove, perduto
sensibilmente il loro gusto primitivo; ma oggi pure forniscono vini di bontà
presso che pari all’originaria”.
Giovanni
Carandini morì il 19 dicembre 1820; i suoi resti riposano nella Chiesa dei SS.
Giacomo e Filippo di Reggio Emilia, dove ancora oggi, nel terzo pilastro di
destra è visibile l’epigrafe, fatta appore da suo figlio Giuseppe:
Epigrafe - Chiesa dei SS Giacomo e Filippo Reggio Emilia |
Traduzione: Qui giacciono i
resti di Giovanni Carandini, di Scandiano, presidente dei Quiqueviri per
giudicare le liti. Egli nobilitò la scienza del diritto sacro e civile
accrescendola con la sua molteplice erudizione, nobilitò la carica pubblica con
l’onestà di vita e l’incorruttibilità, accompagnate da affabilità. Pio, parco,
generoso, dispensatore di ottimi pareri, visse 70 anni, 5 mesi, 29 giorni,
guadagnandosi l’affetto e il rispetto di tutti. Morì il 19 dicembre 1820.
Giuseppe Carandini, prefetto delle
fortificazioni del nostro sovrano, fece fare per il padre indulgente, la
cui virtù è ornamento del casato e della patria. (tratto da “Le Epigrafi delle
Chiese della Città di Reggio Emilia” di G. Lindner e A. Bevivino. Gianni
Bizzocchi Editore. Reggio Emilia 2014).
Nel
1779 da Giovanni Carandini e Luigia Termanini nacque Giuseppe (dal nome dell’avo);
questi studiò alla Scuola Militare di Parigi e alla Scuola del Genio di Modena ed
entro successivamente nel Corpo del Genio dell’Armata Italiana della Repubblica
Cisalpina.
La
specializzazione in topografia e il lavoro svolto nelle fortificazioni militari
lo portarono prima al grado di Tenente, poi a quello di Capitano; assunse il
comando della piazzaforte di Capodistria, operando in seguito nelle
fortificazioni mantovane. I ruoli ricoperti e il merito acquisito, lo portarono
al titolo di Cavaliere della Corona ferrea.
In
tempo di Restaurazione, al ritorno degli estensi, Giuseppe Carandini non richiese
la surroga al governo austriaco, delle cariche raggiunte, durante la
dominazione napoleonica, ma ben presto ottenne nuovamente fiducia, tanto che il
Duca Francesco IV d’Asburgo-Este, sul finire del 1814 lo nominò Comandante
della piazza di Mirandola e nel 1815 gli conferì il grado di Maggiore
Comandante del Genio del Ducato di Modena e Reggio.
Nel
1816, Giuseppe Carandini, entrò a far parte dell’Accademia di Filarmonici di Modena
e l’anno successivo per le opere teatrali scritte, fu inserito nell’Accademia
modenese (tutt’ora esistente) di Scienze, Lettere ed Arti.
Tra
il 1820 ed il 1824 a Giuseppe Carandini si deve la realizzazione (su commissione
del Duca Francesco IV) delle mappe topografiche del Ducato di Modena e Reggio;
queste furono trafugate e finirono nel 1848 a Torino. Il sospetto cadde sul
conte Federico Carandini (senza affinità di parentela), che aveva avuto possibilità
di accesso, nella sua qualità di topografo dell’esercito ducale, prima della sua
defezione e del passaggio nelle file sabaude.
Nel
1825 sempre a Giuseppe Carandini si deve la traccia della via militare da
Reggio a Fosdinovo.
Nel
1831, durante i moti, gli insorti cercarono di ottenere da Giuseppe Carandini
una Mappa degli Estensi Domini, che sarebbe servita loro per meglio pianificare
le successive operazioni; il Carandini, per fedeltà allo Stato estense,
consegnò al cospiratore Biagio Nardi una mappa datata e non aggiornata. Un vero
e proprio depistaggio, ispirato dalla virtù della fedeltà, gli valse il
conferimento di una Medaglia di encomio da parte del Duca di Modena e Reggio.
Nel
1834 ottenne la promozione a Tenente Colonnello, operando sul finire di quell’anno
all’insediamento di nuove fortificazioni militari nel territorio di Brescello.
Nel
1837, causa un dissesto economico e a problemi familiari, si ritirò a vivere in
Istria; nel 1845 ottenne dallo Stato estense il definitivo pensionamento.
Nel
1847 si occupò, per una società di commercianti triestini, di rilievi
dell’Istmo di Suez.
Morì
a Serbola, sobborgo di Trieste, il 23 gennaio 1855.
Fonti:
- Giambatista
Venturi, Storia di Scandiano. Arnaldo Forni Editore. Modena 1822.
- “Vita di Francesco V duca di Modena” del marchese Teodoro Bayard De
Volo, Modena 1885.
- “La rappresentazione del territorio del Ducato di Modena dopo
la restaurazione: una sintesi della cartografia prodotta dal Genio topografico
estense” di Piercarlo Cintori * – Bollettino A.I.C. nr. 143/2011 - * ESS, Università
degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
- “Le Epigrafi delle
Chiese della Città di Reggio Emilia” di Giovanni Lindner e Adalberto Bevivino.
Gianni Bizzocchi Editore. Reggio Emilia 2014.
- Enciclopedia Treccani – versione online.
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