venerdì 2 aprile 2021

DIGA DI VETTO E LAGHETTI ARTIFICIALI SULL’ASTA DEL PO: SOLUZIONI COMPATIBILI

Intervento di Fabio Pederzoli
su Prima Pagina
15-08-2013

A distanza di quasi otto anni ritorno su un argomento che si ripresenta nella sua importanza oggi più che mai, a fronte delle mutate condizioni climatiche.

La mancata realizzazione della diga di Vetto rappresenta il più clamoroso errore strategico-infrastrutturale, che la nostra provincia conosca. Un errore che viene da lontano e che non è stato possibile superare per diffidenze ed ostilità, che segnano e ci restituiscono la scarsa lungimiranza della classe politica locale e regionale. Un’idea che vide la sua prima alba nel ‘800 e che a più riprese è stata alimentata fino ai giorni nostri.

Ai 5,5 milioni di lire necessari nel lontano 1863, ora non basterebbero nemmeno più i 200 milioni di euro stimati per il cosiddetto “invaso piccolo”; tuttavia la realizzazione della diga di Vetto risulterebbe un’opera vantaggiosa, foriera di un notevole impatto sul tessuto economico reggiano.

La realizzazione delle grandi opere comporta certamente non poche difficoltà per reperire le necessarie risorse, per affrontare problematiche di progettualità e di fattibilità e per superare soprattutto le diffidenze e alle volte le strumentali contrarietà; la diga di Vetto certamente troverebbe ancora sulla sua strada tutti questi ostacoli, ma un’amministrazione politica del territorio lungimirante, potrebbe superare il tutto, se solo ponesse risoluzione e determinazione nell’affrontare la questione. La laboriosità e determinazione emiliana può tranquillamente, se ci fosse volontà, tramutare il “si può fare” in un ben più concreto “si deve fare e si farà!”.

Il bacino artificiale costituirebbe parimenti anche una notevole valorizzazione del territorio, con conseguente promozione dello stesso indotto turistico.  La realizzazione dell’opera darebbe quindi lavoro non solo nella fase progettuale e di completamento, ma costituirebbe un volano economico, capace di creare le condizioni per un incremento delle attività turistiche e ricettive, con conseguente aumento costante dei posti di lavoro negli anni a vanire.

Oggi è necessario è quanto mai prioritario rilanciare l’idea di realizzare la diga di Vetto per programmare correttamente il futuro e per poter garantire alle produzioni agricole adeguate riserve idriche. Fattore certamente non secondario risulterebbe la produzione di energia idroelettrica. 

E’ d’uopo qui ricordare la lungimiranza e sagacia della famiglia dei conti Spalletti che tra il luglio del 1920 ed il marzo del 1921 a Costa-Casoni nel territorio di Montecchio Emilia, realizzarono una complessa opera idraulica, capace tramite un canale adduttore di immagazzinare le acque dell’Enza, facendole confluire in un serbatoio di raccolta. Le particolarità del terreno poco argilloso, che di fatto disperdeva la raccolta dell’acqua e la successiva invenzione della pompa sommersa, che permise lo sfruttamento dei pozzi per l’irrigazione, fece cadere nell’oblio la monumentale opera degli Spalletti (1). 

In questi giorni si registra la proposta della Coldiretti di creare lungo l’asta del Po, una serie di laghi artificiali, per la raccolta dell’acqua. La proposta è certamente interessante e merita di essere accuratamente analizzata, nel pieno rispetto ambientale e paesaggistico. L’idea presentata dalla Coldiretti di realizzazione di questi piccoli invasi artificiali, avrebbe una tempistica certamente favorevole, per trovare soluzioni, senza dover aspettare un lungo periodo e porterebbe un giovamento alle produzioni agricole. A distanza di 100 anni da quel 17 marzo del 1921, giorno dell’inaugurazione dell’opera idraulica realizzata dai conti Spalletti, si ritorna a parlare di metodologie idrauliche analoghe di raccolta dell’acqua, tramite canali adduttori, per porre rimedio al devastante problema della siccità. Le idee messe a concerto oggi, per risolvere il problema della siccità e per non disperdere le acque, quando queste sono presenti, possono trovare anche validi insegnamenti dalle idee del passato e certamente l’intuizione degli Spalletti fu avanguardia del suo tempo.

La soluzione avanzata dalla Coldiretti tuttavia non deve essere valutata come alternativa alla diga, ma come una soluzione aggiuntiva, da mettere comunque in relazione con l’ambiziosa e quanto mai necessaria realizzazione dell’opera idraulica dell’invaso artificiale di Vetto.

 

Fabio Pederzoli

 

Note:

(1) Sant’Ilario d’Enza. Dall’Unità d’Italia alla Liberazione. Storia e cronaca. Alfredo Gianolio. Edito dal Comune di Sant’Ilario d’Enza. Sant’Ilario d’Enza, 1998. pp 89-90.